martedì 25 marzo 2008

ROOM 2 / GIULIO DELVÈ 30 marzo - 7 aprile


30 MARZO – 7 APRILE

GIULIO DELVÈ

OPENING DOMENICA 30 MARZO ORE 18.00

La serie “Tumbleweed” (termine inglese usato nelle comunicazioni radio militari per esprimere richiesta di informazioni nel caso in cui si dia una scarsa consapevolezza della situazione), che rappresenta il primo corpo maturo di lavori di Giulio Delvè, si sviluppa sulla base di un interesse generale dell’artista per la meccanica, per i dispositivi interessanti, meccanismi da studiare e da riprodurre, da egli stesso assemblati, ai quali affida, in alcuni casi, anche la riproduzione artificiale di movimenti e suoni elementari che l’artista stesso non riesce a compiere naturalmente. Per Giulio Delvè la “macchina” ha ancora un’anima analogica, semplice nella sua complessa articolazione. L’esigenza quindi di capire, di reagire alla potenza distruttrice della tecnologia elevata alla sua estrema potenza è espressa in un gesto immediato e preciso: quelli che dovrebbero essere efficienti mezzi da guerra, diventano delle sagome imbalsamate, immobilizzate da una semplice garza che ne blocca i movimenti e ne benda la memoria. Il video – Untitled (Tumbleweed series), 2007 – smaschera l’impotenza, la follia della tecnica al servizio della forza bellica; il lamento ripetuto di un maniaco imbrigliato in camicia di forza.

Il testo di Flora Visca, che accompagna la mostra, analizza quello che potrebbe definirsi lo stato mentale dell’uomo dopo l’avvento della tecnologia imperante. Un’analisi in prima persona delle implicazioni etiche prodotte dalla “macchina” e dal suo iniquo utilizzo.

NESSUNA OMBRA OLTRE LA MIA di FLORA VISCA

Tumbleweed è l’eco di una voce che sento dentro me, un grido silenzioso, emesso non solo dagli uomini, ma anche da altri esseri viventi, da elementi inanimati, dalla natura stessa dell’umanità.

Dal fondo del terzo millennio arriva l’assordante frastuono di un motore, un rumore forte che mi ottunde la mente…la “macchina” prende l’abbrivio per partire, ma viene quasi immediatamente arrestata da un ostacolo che si trova dietro la macchina stessa e che, in virtù di questa posizione, quasi si rende testimone di un’impossibilità che è all’origine del complesso meccanico.

La macchina si “ostina” nella reiterazione della stessa operazione.

Mi guardo intorno, i miei occhi cercano di comprendere chi possa aver dato l’avvio a quella macchina, ma non vedo altre ombre oltre la mia. L’idea che non ci sia nessuno a manovrare quel dispositivo mi incute una certa angoscia perché, improvvisamente, sento che quella macchina, nella quale dovrei ravvisare una traccia di umanità, in realtà, è completamente altro da me.

Ho l’impulso di fuggire, allontanarmi, liberarmi… ma la sua patologia investe, ormai, anche me.

Il battito del mio cuore comincia ad accelerarsi, alimentato dalla paura, accompagnato dall’idea che davanti a me ci sia qualcosa che non riesce a sentirlo, questo battito, che non sa che io esisto, non sa neanche che essa stessa esiste.

Mi viene subito in mente che una macchina non è auto-cosciente, di conseguenza non può auto-governarsi; non è in grado di pensare, di sentire ed elaborare le mie stesse emozioni. È un sentimento ambivalente quello che provo, l’istinto è quello di fuggire, la necessità è, invece, restare.

In ogni caso sento di non potermi sottrarre alla presa del grande automa bendato perché esso è presente, con differenti sembianze in ogni aspetto della vita del mondo: è sui campi di guerra, nelle strade della città, negli spazi lavorativi, nella mia casa, sulla mia scrivania, nelle tasche dei miei vestiti, è nello schermo della tv, tra i giochi dei bambini. È presente sul corpo e nel corpo; la sua presenza invasiva e totalizzante opera uno svilimento della vita stessa: entra in essa e la trattiene, la imbriglia, la paralizza, la modifica, la costringe a mutare le proprie condizioni e abitudini.

Ma la vita non è soltanto schiacciata dalla macchina; esiste, ad opera dell’uomo, un particolare tipo di macchina in grado, addirittura, di distruggere la vita: è la macchina da guerra, la più mostruosa delle invenzioni umane, simbolo di un’ambizione spregevole, ancora viva negli animi degli uomini contemporanei.

Quand’ero bambina pensavo che la guerra fosse una cosa lontana da me sia nel tempo sia nello spazio. Avevo l’ingenua convinzione che essa fosse un argomento così passato da studiarlo nei libri per questa ragione. Crescere ha significato anche apprendere l’amara verità che, in realtà, la guerra è presente, anche quando è assente; non importa dove si svolga una guerra, quanto lontana essa si da me, perché io la sento, sento la sua ingiustizia.

La guerra non la capisco, anche se me la spiegano, non la capisco.

Improvvisamente mi viene voglia di vestire nuovamente i miei panni di bambina per dar vita ad un sogno, magari attraverso uno di quegli innumerevoli disegni che facevo da piccola. Disegnerei un’enorme macchina da guerra, avvolta in tanti lacci e li terrei stretti fino a svegliarmi.

ENGLISH VERSION

30 MARCH – 7 APRIL

GIULIO DELVÈ

OPENING SUNDAY 30 MARCH 6.00 p.m.

The “Tumbleweed” series (tumbleweed is a term used in military radio communications to request information about an on-going situation) is the first mature work by Giulio Delvè. It draws on the artist’s interest for mechanics, complex devices, mechanisms to be studied and replicated, that he assembles himself and that he sometimes uses to artificially reproduce elementary movements and sounds that he is not capable of making naturally. For Giulio Delvè the “machine” has still got an analogical soul, simple and complex at the same time. Therefore the need to understand, to react to the destructive power of high technology is expressed in a straightforward manner: powerful war equipment become embalmed silhouettes, immobilized by a simple gauze that prevents them from moving and bandages their memory. The video – Untitled (Tumbleweed series), 2007 – reveals the powerlessness, the foolishness of technique at the service of war; the repetitive groan of a maniac bridled in a strait jacket.

The text written by Flora Visca for the exhibition analyses what could be defined as the man’s state of mind after the appearance of the powerful technology. A first-person analysis of the ethical implications of “machine” and its iniquitous use.

NO SHADOW BUT MINE by FLORA VISCA

Tumbleweed is the echo of a voice that I hear inside of me, a silent cry let out not only by men, but also by other living beings, by inanimate elements, by the very nature of humanity.

From the bottom of the third millennium there comes the deafening noise of an engine, a strong noise that blunts my mind....the “car” gathers way to start, but it is almost immediately stopped by an obstacle that is located just behind the car itself and that becomes, for the position it occupies, the witness of the impossibility that lies at the origin of the mechanical device.

The car reiterates the same operation over and over again with obstinacy.

I look around, my eyes trying to understand who started the car, but I see no other shadow but mine. The idea that nobody is controlling that device gives me anguish because I suddenly feel that the car, in which I should spot some trace of humanity, is instead completely alien to me.

I impulsively want to run away, go far, free myself.... but I am affected by the same pathology of the car by now.

My heart starts to beat faster because I am scared, because of the idea that in front of me there is something that cannot hear that beat, that doesn’t know I exist, doesn’t even know it itself exists.

It suddenly comes to my mind that cars are not self-conscious, and as a consequence

they can’t drive themselves; they cannot think, nor feel the emotions I feel. I have mixed feelings...on one side I want to run away, on the other I feel the need to stay.

In any case I feel I can’t escape the grip of the big blindfold automaton because it is present, under different guises, in every aspect of life: on the war fields, on the city streets, in the workspaces, in my home, on my desk, in the pockets of my clothes, on the tv screen, in children’s games. It is on the body and inside the body; its invasive and all-absorbing presence debases life: it penetrates it and holds it, it bridles it, paralyzes it, modifies it, and forces it to change its habits.

But machines do not just crush life; man, in fact has created a particular type of machine that can even destroy life: the war machine, the most hideous of human inventions, the symbol of a despicable ambition, still alive in the heart of the contemporary man.

When I was a child I thought that war was something far from me both in time and space; I naively believed it was something that belonged to the past and in fact you study it at school. Growing up I had to face the bitter truth that war is present also where it is not present; no matter where a war is taking place, or how far it is from where I am, I still feel it, I feel its injustice.

I do not understand war, even if they explain it to me, I just do not understand it.

It makes me want to go back to when I was a child, and bring a dream to life, maybe through one of many drawings I used to make at that time. I would draw a huge war machine, wrapped in a lot of laces, and I would hold them tight until I wake up.

ROOM 1 / LUCA MATTEI - CARLOTTA SENNATO 16 - 24 marzo


16 – 24 marzo

Luca Mattei / Carlotta Sennato

OPENING DOMENICA 16 MARZO ORE 18.00

La ricerca artistica di Luca Mattei e Carlotta Sennato avviene separatamente, ma alle volte segue un tragitto comune che, come in questo caso, porta a dedicare la loro attenzione ad una realtà appartata, isolata, un mondo circoscritto con le sue regole e le sue leggi. L’installazione – Senza titolo, 2008 – è un’opera il cui punto di partenza, soprattutto intellettuale, è la fotografia. La fotografia quale attitudine e strumento a disposizione della narrazione, così come il video, altra forma di racconto che spesso ricorre nel lavoro dei due artisti. Raccontare del piccione viaggiatore, dove vive, da dove parte, racchiude in sé infinite possibilità d’interpretazione, di metafora, di altri possibili scenari. Un’analisi delicata ma al contempo intensa che pare descrivere la storia personale dei singoli protagonisti, dando ad ognuno di loro la possibilità di essere per una volta unici, di distinguersi dalla massa.

Questo lo spunto da cui ha preso forma il testo di Marina Vagnoni, Ogni volta che torno, che accompagna la mostra. La giovane studentessa di filosofia ci lascia immaginare un mondo di relazioni complesso, paragonabile a quello umano, che prende vita nello spazio ridotto delle cellette di una piccionaia, sul terrazzo di una metropoli.

OGNI VOLTA CHE TORNO di MARINA VAGNONI

Ogni volta che torno, e da lontano vedo quel tetto pieno di buchi che si avvicina, ho la sensazione di entrare in un ricamo. Mi ci avvento dentro, e respiro gli odori.

Gli altri mi aspettano: mi hanno avvistato già da un certo tempo, e si rilanciano strombazzando la notizia della mia venuta.

O anche non mi aspettano: qualcuno ha occupato il mio angolo, e devo vagare per un bel po’ elemosinando asilo, finchè uno mosso a pietà non si decide a farmi posto accanto a sé.

Certo ne siamo proprio tanti! Ma tanti davvero. A volte la terra pare che si muova per il calpestìo dei nostri piedi. A volte quasi mi spavento nel vedere una forma simile alla mia, troppo simile, quasi mi vedessi in uno specchio.

L’ultima volta non volevo proprio partire: raramente a casa si era respirata un’aria così distesa, calorosa. Sarà che molti erano in viaggio, e di spazio ce n’era tanto. Si canticchiavano vecchie strofe, dalle frasi oscure: cieli che si chiudono, ricami e tele, caldo, gelo.

Ho raccolto minuscoli fiori da sistemare in un angolino del mio cubicolo, e altre piccole cose per chi si mostrerà tanto pietoso da farmi posto, dopo, nel caso non dovesse più essercene per me.

Mi riempio gli occhi di immagini e mi impregno di odori, da offrire in dono a chi mi avrà aspettato.

Stavo pensando a come potrebbe il cielo chiudersi davvero. Che da qualche parte possa sbucare un telo, e coprire tutto? Che possa ricoprire il mio buco così da impedirmi di uscirne mai più?

Il che forse non sarebbe tanto male: passare tutto il resto del tempo a canticchiare, punzecchiarsi, dormire, godere, annoiarsi, senza più la seccatura di dover raccogliere gli stracci di tanto in tanto e partire.

Non dover mai più lasciare la tana, il suo calore accogliente…

Strana figurazione. Non l’avevo mai pensato. Allettante, però.

Dormire, e poi dormire…

Ma che pensieri stupidi. Chi sarebbe mai tanto grande da poter ricoprire il cielo con un telone? Da poter chiudere tutti i buchi del mio tetto ricamato? Forse Lui, il Grande, che tutto dà e tutto toglie? Lui potrebbe, sì. E lo farebbe, anche.

Questo sole di stamattina è una gioia. Vorrei raggiungerlo solo per confessargli il mio amore.

Però, mentre ti fa ardere così, mentre ti sfiora e ti riscalda e ti rimescola, pian piano diventa lui stesso ardente come brace, e sembra che ti arrostisca, che voglia farsi forte delle tue ceneri.

E qualcuno dice che la griglia sia il destino naturale di tutti noi. Sarà vero? Mah…Farà male? Chissà...

Se penso a tutta la distanza che ora mi separa da casa. Alla fatica immane che dovrò fare per ricolmarla. Alla spossatezza di tutto il corpo quando la meta è ormai vicina, ma non tanto ancora da poterla vedere, ed è solo un sentore.

Quando lei comincia a chiamare da lontano, il vento che mi scorre addosso mi dà slancio invece di frenarmi;

e l’aria diversa, gli odori sconosciuti, i suoni variegati e misteriosi che arrivano ogni tanto non danno più la stessa fascinazione di prima. Sentirsi estranei e soli va bene, ma non per troppo tempo.

Comunque, so che lo sforzo che faccio lo sentirò tutto, e lo pagherò tutto, proprio quando comincerò a sentirla l’aria di casa.

E lo pagherò ancora più caro se non potrò trovare libero il mio cantuccio.

E se nessuno volesse più farmi posto, allora sì che sarà dura...

Mi viene da pensare che, se riuscirò a rientrare nel mio buco, non ne uscirò mai più.

Forse è quello che voglio, per giunta.

Ho una tale voglia di dormire…

Ho un tale desiderio di arrivare, che se anche la condizione fosse questa, non esiterei ad accettare; ora che temo che l’aria non mi sostenga abbastanza fino alla fine, non ho il minimo dubbio.

E anche se sembra una cosa senza senso, non so se vedo un ricamo o una tela.

Ascolto le voci.


ENGLISH VERSION

16 – 24 MARCH

LUCA MATTEI / CARLOTTA SENNATO


OPENING SUNDAY 16th of MARCH 6.00 p.m.

Luca Mattei and Carlotta Sennato developed their artistic research separately. Sometimes, though, a common thread is found, which pushes towards focusing on secluded, isolated reality, like a sealed-off world with its rules and laws. The installation – Untitled, 2008 – is a work whose starting point is photography. Photography as an aptitude and a tool at the service of narration. Narrating about homing pigeons - where they live, where they depart from, lends itself to countless interpretations, metaphors, and other possible scenarios. A deep but delicate analysis that seems to trace the personal history of the main characters, offering them the chance to be unique for once and to stand out of the crowd.

This is the starting point for Marina Vagnoni’s text, Everytime I come back, which presents exhibition. This young philosophy senior year student helps us to imagine a complex world of relationships, similar to the human’s: a world that comes to life in a small pidgeon-house cells’space placed on an urban terrace.

FOUR ROOMS 16 marzo - 5 maggio 2008



Four rooms è un unico progetto curatoriale di Gigiotto Del Vecchio e Stefania Palumbo che si divide in quattro mostre diverse in cui cinque artisti inediti – Luca Mattei, Carlotta Sennato, Giulio Delvè, Corrado Folinea e Celesta Bufanohanno l’opportunità di esporre per dieci giorni nella project room del museo Madre. Una mostra di gruppo in quattro tempi che dà la possibilità a giovani artisti napoletani di presentare la propria ricerca in un contesto pubblico e di confrontarsi con l’esperienza museale. Uno studio sul territorio che tenta di delineare le nuove possibilità che l’arte contemporanea ha di raccontarsi attraverso le poetiche dei diversi artisti e che tenta di aprire l’arte stessa a nuove letture.

Le quattro mostre sono affiancate da altrettanti testi, scritti da Marina Vagnoni, Flora Visca, Christian Carrozza e Fortuna Del Prete, studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, scelti dalla professoressa Rossella Bonito Oliva, ai quali è stato chiesto di confrontarsi con l’esperienza dei singoli artisti e di sviluppare la loro personale visione a riguardo, rappresentando un punto di vista nuovo e originale, l’opportunità per confrontare e avvicinare due diversi linguaggi culturali.

ENGLISH VERSION

FOUR ROOMS

Curated by Gigiotto Del Vecchio and Stefania Palumbo

Four rooms is a curatorship project by Gigiotto Del Vecchio e Stefania Palumbo organized into four exhibitions in which five unestablished artists – Luca Mattei, Carlotta Sennato, Giulio Delvè, Corrado Folinea e Celesta Bufano – have the opportunity to display their works for ten days in the project room of the Madre Museum. It is a group show in four stages in which young Neapolitan artists can present their research in a public context and at the same time be confronted with the experience of exposing in a museum. The project also aims at assessing the contribution of different artists’ poetics to contemporary art, as well as opening art to new interpretations. The exhibitions will be accompanied by four texts, written by Marina Vagnoni, Flora Visca, Christian Carrozza e Fortuna Del Prete, students at the University of Naples “L’Orientale”. The students, selected by professor Rossella Bonito Oliva, were asked to look into the works of the five artists and to provide their opinion about them, with the result of having fresh points of view on one hand, and on the other the possibility to make a parallel between two such different cultural languages.

Calendario FOUR ROOMS

16 - 24/03 2008 Luca Mattei /Carlotta Sennato

con testo di Marina Vagnoni

30/03 - 7/04 2008 Giulio Delvè

con testo di Flora Visca

13 - 21/04 2008 Corrado Folinea

con testo di Christian Carrozza


27/04 - 5/05 2008 Celesta Bufano

con testo di Fortuna Del Prete


N.EST 2.0 The making of the city/Disegna la tua città - Il secondo progetto della Project Room del MADRE


A partire dal 13 gennaio 2007 il Madre ospita nella Project Room N.EST con N.EST 2.0 The making of the city - Disegna la tua città, il secondo progetto a cura di Gigiotto Del Vecchio e Stefania Palumbo, che ha l’obiettivo di documentare le trasformazioni urbane attraverso l’arte, la creatività ed i nuovi media.

Dal 13 gennaio al 25 febbraio 2008 lo spazio sito nel cortile interno del museo sarà “abitato” per sette settimane da N.EST, un’opera in forma di database on-line curata e diretta da Danilo Capasso e Giovanni Ferrarelli con Massimiliano Rianna e Diana Marrone, che prende il nome dalla zona orientale della città di Napoli di cui si occupa dal 2004. Il progetto si pone l’obiettivo di testimoniare le trasformazioni e disegnare proposte di rigenerazione urbana attraverso lo sguardo e la riflessione di artisti, architetti e creativi di ogni nazionalità, chiamati a pensare opere e progetti site specific, attraverso una mappa dei luoghi a cui si riferiscono o dai quali traggono ispirazione.

Liberamente accessibile in rete all'indirizzo www.napoliest.it, N.EST scava nelle pieghe della rappresentazione di un territorio reale, la periferia orientale di Napoli, con l’intento di renderla una tavola di progetto condivisa da altri artisti, architetti, urbanisti, cittadini e portatori di interesse.

In occasione di N.EST 2.0 - Disegna la tua città, intesa come una vera e propria performance collettiva e progettuale, gli spazi della Project Room saranno attrezzati come un vero e proprio studio di produzione e saranno meta di workshop e incontri settimanali. N.EST 2.0 si sviluppa in tre parti, tutte ugualmente importanti e tese a divenire intime con il territorio oggetto dell’artwork e la dimensione progettuale che lo anima anche nella realtà: Work/progetta, Walk/partecipa, Talk/documenta.

La project room, cuore di Work, ed i suoi spazi esterni si configurano come uno studio/laboratorio e display di contenuti sempre attivo e sempre diverso. I membri del progetto lo useranno day by day per l’organizzazione e lo svolgimento delle attività programmate negli orari di apertura del museo, tra cui tre laboratori settimanali aperti alla partecipazione del pubblico su presentazione di un progetto e prenotazione (mercoledì, giovedì, venerdì ore 14/20, callx@napoliest.it).

Walk è una serie di 5 visite guidate che viene organizzata e condotta dagli artisti di N.EST nel territorio compreso tra Gianturco, Barra, San Giovanni, Ponticelli. Con un percorso scelto e commentato dagli artisti, introdotto in italiano ed inglese, Walk vuole creare, insieme al pubblico, una mitologia della zona EST.

Le visite partiranno dal museo Madre tutti i sabati dal 19 gennaio, alle 12.00 con un bus CitySightSeeing. Per prenotare scrivere a walk@napoliest.org.

Talk, 6 conferenze domenicali di approfondimento, con ospiti di rilievo internazionale che si recheranno a Napoli per studiare il suo EST, al fine di restituirne una o più visioni progettuali e condividere con il pubblico le attività svolte nella città europee di appartenenza. Il 20 gennaio uno dei principali curatori indipendenti italiani di arte pubblica, Bartolomeo Pietromarchi, si confronta con Tobias Zielony, artista e fotografo tedesco, sui luoghi di confine e sul ritratto in rapporto all’estetica urbana. Il 27 gennaio il collettivo internazionale Inward, animato dalla associazione campana Arteteca, si occuperà di culture urbane a Napoli Est (e terrà uno speciale laboratorio, Writing N.EST, all’interno della project room nei giorni precedenti). Il 3 febbraio due architetti e imprenditori, Federico de Giuli (Torino) e Mariano Pichler (Milano) si confrontano con Napoli Est a partire dalle creazioni di Cluster, luogo-progetto culturale di De Giuli (tra i fondatori di Cliostraat), e di Via Ventura ad Est o della nuova Chelsea milanese ad Ovest (in costruzione a Via Farini). Il 10 febbraio la curatrice tedesca Mjriam Strupperk ed i media architect berlinesi Realities United importano la pratica degli schermi urbani e delle media facades. Il 17 febbraio, due tra le più importanti riviste mondiali di architettura, arte e interior – l’italiana Domus e l’olandese Volumefanno conoscenza e affrontano, per la prima volta, una riunione di redazione condivisa: protagonista Napoli, presenti i direttori (Flavio Albanese e Lilet Breddels), l’editore olandese Archis e i redattori Christian Ernsten e Massimiliano Marchica. L’ultimo talk ospita Coloco, paesaggisti francesi membri del collettivo Exyzt, protagonista di un’inedita esibizione al padiglione francese alla scorsa Biennale di Architettura (Venezia): si concentreranno sull’utilizzo creativo di vuoti urbani.

Sarà possibile partecipare al progetto rispondendo alla call for entries oppure iscrivendosi ai diversi workshop

visitando il sito www.napoliest.it oppure scrivendo direttamente a callx@napoliest.it.

N.EST - Nei suoi quattro anni di attività, N.EST ha partecipato a mostre ed eventi di rilevanza internazionale, quali la Biennale di Venezia (Sensi Contemporanei, 2004, Mostra collettiva Incursione Vesuviana, a cura di Gigiotto Del Vecchio), Fabbrica Europa ( Firenze, 2005). Ha partecipato al Festival della Creatività (Firenze2007) sostenuto dalla Regione Toscana dove ha esibito in anteprima la nuova sezione N.ESTube. Ha partecipato agli Annali dell'Architettura, nella sezione " 20.07 in Forum Versus"in mostra al Palazzo Reale di Napoli.

Tra i premi ricevuti, Palinsesto Italia (Bologna, 2005), e la conseguente ospitalità al COM.PA 2006 (Roma) con uno stand dedicato (Salone nazionale dedicato alla comunicazione della Pubblica Amministrazione). N.EST è anche finalista alla ottava edizione del Festival Internazionale Videopolis con il documentario " 24 a Napoli Est".

N.EST ha partecipato a diverse conferenze di settore (Media and Urban Space, Bauhaus Universitaat, Weimar, Germania, Novembre, 2006; Università di Architettura di Napoli, Giornata nazionale dell'Istituto Nazionale di Urbanisitica 2005 e 2006) o live media event (come l'ultimo Dancing with Domus , invitato dalla prestigiosa rivista Domus in occasione della presentazione della nuova linea editoriale nel maggio 2007). Articoli sono stati pubblicati su Cluster, Il Sole 24 Ore/Nova, RaiTV e Radio.

ENGLISH VERSION

Starting 13 January 2007 the MADRE is hosting N.EST with N.EST 2.0 The making of the city - Disegna la tua città in its Project Room. This is a project whose objective is to document urban transformations through art, creativity and the new media, curated by Gigiotto Del Vecchio and Stefania Palumbo.

From 13 January to February 25, 2008, the space located in the museum’s inner courtyard will be occupied for seven weeks by N.EST, a work in the form of an online database edited and directed by Danilo Capasso and Giovanni Ferrarelli with Massimiliano Rianna and Diana Marrone, which takes its name from the Eastern Zone of Naples which it has been actively dealing with since 2004. The project has the objective of recording the transformations and drafting proposals for urban regeneration through the eyes and observations of artists, architects and creatives of all nationalities, called on to devise works and site specific projects through a map of the places which they refer to or from which they derive inspiration.

Freely accessible online at the address www.napoliest.it, N.EST delves into the recesses of the representation of a real territory, the eastern periphery of Naples, with the aim of rendering it a project scheme shared with other artists, architects, urban planners, citizens and stakeholder.

On the occasion of N.EST 2.0 – Design Your City, understood as a true collective and projectual performance, the spaces of the Project Room will be equipped as a true studio/workshop, always active for the presentation of contents.

The members of the project will use it day by day for the organization and performance of the planned activities during the museum’s opening hours. It is a simple and convivial space, where project and its objectives can be related to the public of observers and active participants, who will be able to stop and compare their ideas with those of the artists or to be in their turn the source of ideas for them.

On Wednesday, Thursday and Friday, from 2.00pm to 8.00pm starting from the first week and for the whole duration of the exhibition, within the Project Room, together with the artists who are the authors of N.EST, a chosen public of 8 people will be able to participate in the workshopswww.napoliest.it presented in its new version together with N.EST TV on the occasion of the exhibition at the MADRE. on the production of works and site specific projects which will be published on the database and visible both inside the museum and outside it on the website

To participate in the workshops it will be necessary to reply to the public call for entries, using the application form published on www.napoliest.it, which should be forwarded to callx@napoliest.it.

Those who do not wish to take part in the workshops but desire to insert their works and projects, may forward them in read-only format during the exhibition. The continuous assembly and editing of materials for the database will be curated directly by the N.EST artists.
The works of artists and architects will be extended to the territory which is the object of the work, namely Gianturco, Barra, Ponticelli and San Giovanni a Peduccio, through guided toursCitySightSeeing buses every Saturday starting from January 19, leaving at 12.00am from the MADRE. Seats can be booked at walk@napoliest.org.
organized by

In addition, starting from 20 January, every Sunday during the duration of the project, lectures and meetings to explore the relevant topics will be organized with internationally known guest speakers, from the French Exyzt Collective to the architectural reviews Volume Magazine and Domus, the entrepreneurs and collectors Mariano Pichler and Federico De Giuli (responsible for the regeneration of Eastern Milan and Turin), and the INWARD observatory, to mention only a few. They will all visit Naples to study its EASTERN SECTOR, and will present one or more project visions of it and will share with the public the activities carried out in the cities they represent. The talks will be held in the church of Donnaregina from the 6.00pm to 8.00pm.

N.EST - In its four years of activity, N.EST has taken part in exhibitions and events of international importance, such as the Venice Biennale (Sensi Contemporanei, 2004, the collective exhibition Incursione Vesuviana, curated by Gigiotto Del Vecchio), Fabbrica Europa (Florence, 2005). It participated in the Festival della Creatività (Florence 2007), supported by the Tuscan Regional Authority, where it premiered the new N. ESTube section. It participated in the Annali dell'Architettura, in the section "20.07 in Forum Versus" on display at the Royal Palace in Naples.
Awards received include Palinsesto Italia (Bologna, 2005); was consequently a guest at the
COM.PA 2006 (Rome) with a dedicated stand (National Fair devoted to the communication of the Public Administration). N.EST was also a finalist in the eighth edition of the Festival Internazionale Videopolis with the documentary "24 a Napoli Est."
N.EST
has participated at various conferences in the sector (Media and Urban Space, Bauhaus Universitaat, Weimar, Germania, November, 2006; Università di Architettura di Napoli, Giornata nazionale dell'Istituto Nazionale di Urbanisitica 2005 and 2006) and live media events (such as the most recent Dancing with Domus, as a guest of the prestigious e review Domus on the occasion of the presentation of its new line of publications in May 2007).
Articles have been published in Cluster, Il Sole 24 Ore/Nova, RaiTV e Radio.


MARINELLA SENATORE inaugura la programmazione della Project Room del MADRE


A partire da domani 3 agosto 2007, e per tutto il mese di agosto, alcuni luoghi del Museo diverranno un vero e proprio set cinematografico. Il film di Marinella Senatore sarà il primo appuntamento della nuova project room, curata da Gigiotto Del Vecchio e Stefania Palumbo. Il Museo Madre, nelle vesti di laboratorio aperto e permanente, offrirà ai visitatori la possibilità di entrare in diretto contatto con la fase di pre-produzione e di produzione cinematografica.

La sperimentazione artistica di Marinella Senatore si sviluppa anche attraverso il coinvolgimento di non-professionisti, sapientemente guidati da una troupe di esperti, ai quali ella affida, di volta in volta, le redini della narrazione per una parte di sceneggiatura lasciata volutamente aperta.

Tutto questo non scaturisce soltanto dalla volontà di avvalersi della creatività spontanea ed innata delle persone rese partecipi, ma soprattutto dalla precisa intenzione di dar vita a quella circolazione di idee, di energia che l’artista canalizza in un ‘qualcosa’ che parla da solo, che comunica ancor prima della parola scritta.

Si viene a creare in tal modo una relazione molto speciale, fortemente intima tra la regista, gli attori ed il pubblico stesso, in una sorta di rievocazione continua che fonde la memoria individuale con quella collettiva.

Il messaggio è stato recepito pienamente dai napoletani che si sono presentati numerosi ai casting dei giorni scorsi: circa un migliaio, tra telefonate, e-mail e contatti per le audizioni; una cinquantina i giovani che hanno fatto domanda per far parte del reparto tecnico; circa 300 gli aspiranti attori e comparse che finora hanno sostenuto i provini.

Tra questi, alcuni danzatori, professionisti e non, hanno dato prova delle loro capacità in vista della coreografia prevista per fine agosto in Piazza del Plebiscito, uno tra i luoghi scelti per le riprese esterne, dove più di 40 ballerini si muoveranno sulle note dei brani musicali composti per i testi della Senatore dai musicisti Luca Toller e Ivan Dalia.

La realizzazione delle scenografie, diretta dal Professore Antonio Di Ronza, e le scelte costumistiche, rappresentano inoltre un’importante occasione per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, i quali, coordinati dalla docente Adriana de Manes, sperimenteranno direttamente sul campo le proprie competenze. I giovani stagisti provenienti dai numerosi centri d’arte partenopei saranno seguiti personalmente dalla Senatore sul set cinematografico, in una sorta di laboratorio-scuola a tutti gli effetti, che trova il suo fulcro nel Madre, per l’occasione anche museo-casa produttrice.

Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni, 1977) si è diplomata all'Accademia di Belle Arti di Napoli, ha poi frequentato il Centro Sperimentale di Cinema a Roma e attualmente vive e lavora in Spagna dove insegna sceneggiatura e video all'Università di Cuenca. La sua formazione e le sue esperienze artistiche si collocano in un territorio intermedio, a metà strada tra l'arte visiva e il cinema. Attraverso video, fotografia, installazioni e disegni, l’artista ricompone frammenti di memoria personale costruendo storie fatte di dettagli, ambienti, atmosfere intime di forte intensità emozionale.